Erzia

Le opere del grande scultore russo Stepan Nefyodov-Erzia (1876-1959) sono note sia in Europa che in America. Questi ha scelto come pseudonimo il nome della minoranza etnica della regione della Mordovia, gli “erzia”, a cui egli stesso appartiene. Nato nella immensa Russia, in un piccolo villaggio chiamato Baevo, lo scultore ha vissuto e lavorato a Mosca, negli Urali, nel Caucaso, in Italia, Francia ed Argentina.

Le sue opere sono paragonabili a quelle dei grandi maestri dell’ arte mondiale del XX secolo, come Rodin, Meštrović, Brancusi, Bourdelle. Nel corso della sua lunga e straordinaria vita, Erzia ha creato una grande quantita’ di opere d’ arte, molte delle quali possono essere senza dubbio elencate trai capolavori dell’ arte mondiale.

Fin dall’ infanzia, Stepan Nefyodov e’ circondato dalla bellezza della natura del luogo in cui e’ nato, con le sue fitte foreste, le rocciose sponde del pittoresco fiume Bezdna, che in primavera si trasforma in un impetuoso corso e gli immensi spazi di campi e colline.

Per tutta la sua vita, lo scultore ricorda sempre il portamento regale e la irripetibile bellezza delle donne della Mordovia e delle loro malinconiche canzoni, cantate col cuore. Ma i ricordi piu’ vividi della sua giovinezza sono sempre le opere degli artisti locali. Proprio queste caratteristiche tipiche della cultura ugro-finnica fanno da fondamenta per il dono artistico del futuro scultore.

Il brillante talento del giovane Erzia si sviluppa ulteriormente nella scuola di pittura, scultura e architettura di Mosca (1902-1907). Nonostante si avvicini allo studio professionale solo all’eta’ di 26 anni, Stepan riesce comunque velocemente ad acquisire le principali nozioni dell’ arte.

Nella primavera del 1907, il giovane artista si reca in Italia. Sull’ invito del fotografo italiano Daniele Tinelli, Erzia inizialmente soggiorna presso la sua villa sul Lago Maggiore ed in seguito a Milano.

Proprio in Italia il semplice contadino Nefyodov diventa celebre come scultore con lo pseudonimo Erzia. Nel 1909 a Venezia, per la prima volta partecipa alla mostra Internazionale dell’ Arte, ed in seguito a Milano diventa famoso presentando le opere “L’ ultima notte del condannato prima dell’ esecuzione” (1909), “Prete” (1909) e “Autoritratto” (1908).Tali opere sono state realizzate in cemento e bronzo usando la tecnica a stucco e colata. Gli anni trascorsi in Italia, sono stati per l’ artista ricchi di esperienze ed avventure.

Alla fine del 1909, Erzia decide di andare in Francia, dove in quattro anni, con successo, entra in contatto con la nuova corrente artistica francese di plasticita’ e con il metodo elaborato da Rodin.

Erzia si interessa sempre di piu’ all’ utilizzo del marmo e proprio in virtu’ di questo, torna in Italia, nella citta’ di Carrara (1914). La’, nella terra del miglior marmo al mondo, presso i laboratori di antichi maestri, apprende l’ arte del taglio della pietra, cioe’ la scultura. Erzia e’ riuscito a creare con questo incredibile materiale, lavori eccellenti, ispirandosi alla grande arte classica italiana

Cosi’ come il suo idolo, Michelangelo, anche lui vive per un periodo di tempo nella pittoresca Carrara, vagando per le sue strette stradine, andando la sera nelle trattorie locali, dove davanti ad un bicchiere di Chianti, ascolta i racconti dei tagliatori di pietra locali sull’ arte e sui vecchi maestri…

Nei sette anni trascorsi in Europa, Erzia partecipa a molte mostre internazionali a Monaco, Parigi e Roma, organizzando anche esposizioni personali, tra cui una nella prestigiosa galleria di Georges Petit a Parigi nel 1913.

Durante l’ estate del 1914, al giovane scultore viene offerto di allestire un museo in Russia. Per questo motivo, Stepan Erzia torna velocemente a Mosca, lasciando quasi tutti i lavori fatti durante il suo soggiorno in Europa, nei vari laboratori europei, con l’intenzione di farvi ritorno al piu’ presto, per portare a termine il lavoro non concluso.

La Rivoluzione del 1917 in Russia porta pero’ con se’ cambiamenti grandiosi nella vita della societa’, cosi’ come la speranza per un futuro migliore. La vena di romanticismo, che coglie in quel periodo gli artisti e gli scrittori locali, segna anche il destino artistico di Erzia.

Tra il 1918 e il 1923, lo scultore vive e lavora nella regione degli Urali e nel Caucaso, dove si reca per realizzare il sogno romantico degli artisti della giovane repubblica, di creare un’ arte che rispecchi i nuovi tempi.

Oltre ai grandiosi monumenti, Erzia nel suo laboratorio continua a lavorare ispirandosi a tematiche ed utilizzando i materiali piu’ vicini alla sua natura di scultore, anche se non sempre del tutto consoni all’ enfasi della rivoluzione.

Oltre al marmo, Erzia ama molto lavorare anche con il legno e si puo’ dire che, piu’ di altri, riesce a capirne i segreti. Proprio con il legno, lo scultore russo riesce a realizzare opere d’ arte di importanza mondiale. L’ “incontro” provvidenziale del maestro russo con un unico ed irripetibile tipo di legno, pero’, e’ ancora lontano.

Un momento fondamentale per il futuro di Eriza e’ rappresentato dal secondo viaggio dell’ artista a Parigi nel 1926. Qui partecipa alla Mostra Internazionale tenutasi presso la galleria d’ arte di Jean Charpentier, alla IV Mostra dell’ Associazione artistica “Mondo culturale” e del “Salone degli Artisti Indipendenti”.

Da Parigi Erzia si prepara a portare la sua mostra personale in altri paesi europei, ma la sua partecipazione agli avvenimenti legati alla rivoluzione russa, non gli permettono di viaggiare liberamente. L’unico paese infatti, che gli concede un visto di entrata e’ l’ Argentina, paese con cui il destino artistico di Erzia sara’ legato per i successivi vent’anni.

Su invito del presidente della Repubblica M.T. De Alvear, passando per Montevideo (Uruguay), Erzia arriva a Buenos Aires.

Proprio nell’ Argentina degli anni venti, periodo di grande sviluppo economico nel paese, si ritrovano molti artisti europei. A Buenos Aires ha grande successo la mostra di Rodin, al quale viene commissionato il monumento del presidente Sarmiento (1898) posto in una piazza della citta’. Nell’ arte argentina, sopratutto nel campo della scultura e dell’architettura, sono evidenti le forti influenze della tradizione classica dell’arte italiana.

Il periodo argentino (1927-1950) e’ senza dubbio il periodo piu’ lungo dell’ evoluzione artistica di Erzia, durante il quale lo scultore russo dimostra la sua inusuale costanza nell’ utilizzare materiali sempre diversi.

Erzia arriva a Buenos Aires nella primavera del 1927 per organizzare una mostra personale, con il supporto dell’ “Associazione amici dell’arte”. All’ inaugurazione partecipa anche il Presidente della Repubblica M. Alvear, il quale mostra grande interesse per le opere dello scultore russo.

Per tutta la durata della sua carriera di artista, Erzia non ha mai prestato troppa attenzione al comfort della sua vita privata , ma e’ sempre stato molto attento affinche’ l’atmosfera intorno a se’ lo potesse ispirare nel lavoro.

Forse proprio per questo motivo, lo scultore cambia spesso luogo in cui vive. Erzia si trova bene, la’ dove riesce a a lavorare bene. Proprio come nel periodo tra il 1930 e il 1940, trascorso appunto in Argentina.

L’attenzione della stampa, il legame con le autorita’ locali, e l’interesse costante che Erzia percepisce per i suoi lavori, gli danno la possibilita’ di adattarsi subito al nuovo ambiente.

Proprio in Argentina, lo scultore scopre un legno subtropicale, il quebracho. Un legno particolarmente duro, con venature suggestive ed una larga gamma di sfumature di colori e disegni, che fin da subito lo porta ad elaborare un nuovo metodo di scultura.

Se nei personaggi femminili delle sue opere degli anni trenta, e’ percepibile un senso di irrequietezza, giovinezza, radiosita’ ed allo stesso tempo, calma, in quelli maschili si nota piu’ una forza interiore mista a tragicita’, paura della solitudine, senso di abbandono in un mondo restio e di tragedia dovuta morte violenta.

L’ inquieto ed allarmante scenario di quel periodo influenza molto lo scultore russo, che inconsciamente riversa tutta la responsabilita’ di quanto accade in quel momento, sull’uomo, che e’ eroe, soldato e allo stesso tempo vittima.

Dall’altra parte invece si ripresentano sempre come tematiche il senso di tranquillita’, la famiglia, la casa, la patria e il riposo, cose che forse sono mancate piu’ di tutte allo scultore. Motivi vicini al quieto mondo femminile, rappresentato da Erzia sotto forma di madri, donne addormentate e musica.

Erzia e’ capace nelle sue opere di rappresentare tematiche e soggetti diversi. In Argentina ha la possibilita’ di incontrare spesso emigranti provenienti da varie parti del mondo, notando le piccole caratteristiche tipiche di ogni nazionalita’.

Alcuni dei suoi capolavori sono proprio cosidetti “ritratti nazionali” come “la Francesina” 38), “la Cilena” (1943), “il Turco» (1940), “l’ Austriaca” (1931), “Donna dall’ Indocina” (1931), “Figlia degli Inca” (1941), “il Boliviano” (1933, 1945), “la Spagnola” (1942), “la Donna del Paraguay” (1941).

Interessanti fonti di contraddizioni nei lavori di Erzia, diventano le immagini di natura biblica e storica, come per esempio Giovanni Battista, uno dei personaggi piu’ ammirati dallo scultore russo, che gia’ in Francia ed in Italia ne studia la forma.

Per tutto il lungo percorso della sua carriera artistica, l’ immagine piu’ difficile ed ambigua per l’autore e’ invece quella del Cristo. In Argentina crea “Aleksandr Nevskij” (1931), “Socrate” (1940), “Michelangelo” (1940), gli spettacolari “Lev Tolstoy” (1930), “Beethoven”(1929), “Mose’” (1932) ….

l’ artista russo sente vicini a se’ questi personaggi, che come lui hanno vissuto una vita fatta di rinunce in nome dell’ arte, per Erzia unica missione di vita.

Due decenni di intensa creativita’, di partecipazione attiva a mostre e di lavoro con specialisti, influiscono fortemente nello sviluppo di una scuola di scultura locale. Per l’arte argentina del XX secolo, il maestro russo funge, infatti, da legame con la tradizione europea, influenzando, sulle orme di Rodin, la formazione di una nuova tradizione artistica in Sud America.

Il suo laboratorio diventa luogo di vero e proprio pellegrinaggio. Le migliori opere di Erzia vengono acquistate dai musei e dai collezionisti privati di Buenos Aires, della Tailandia, della citta’ di Resistenzia e dell’ Uruguay.

Gli anni trascorsi in Argentina sono pieni di avvenimenti importanti, cosi’ come di viaggi nella regione equatoriale di Chaco, a Mendoza, sulle Ande, sulle coste del Mar del Plata e nell’ antica Cordoba, dove Erzia ha l’occasione di entrare in contatto con artisti locali e di partecipare ad interessanti mostre.

Erzia in questo periodo si trova sempre al centro dell’attenzione dei giornalisti, esaltando ogni ambiente artistico con le sue originali opinioni sulla scultura. Le opere del maestro russo sono sempre in primo piano alle mostre che si tengono a Buenos Aires, Montevideo o presso l’ Accademia Reale di Londra.

A questi momenti di intensa creativita’ nella vita di Erzia, pero’, si alternano mesi di reclusione in laboratorio, settimane di solitudine e depressione, tormentosi e strazianti momenti di profonda malinconia. Momenti in cui non fa entrare nel suo mondo nessuno, ne’ gli amici, ne’ gli studenti.   Il suo e’ un mondo di immaginazione, ricordi e riflessione.

Gli unici silenziosi testimoni dei momenti in cui il grande artista e’ solo con se stesso, sono i numerosi gatti e l’amato vecchio cane Leon La solitudine e’ lo scotto che Erzia paga per la gloria, il successo, la sua carriera nel mondo artistico, il non scendere a compromessi e l’integrita’ personale.

Erzia ritorna in Unione Sovietica nel 1950 dove porta con se’ molte delle sue opere, frutto di anni di intenso lavoro, a tratti doloroso, ma pur sempre fonte di gioia.

Nel 1954, dopo anni di attesa, riesce ad organizzare una sua mostra personale a Mosca a Kusnezkij Most. In questa occasione, ha finalmente la possibilita’ di far conoscere il suo nome, gia’ popolare in Europa ed in America, mostrando nel suo paese un nuovo tipo di arte. Un’ arte sviluppatasi nel corso di lunghi anni, in cui lo scultore ha sempre pensato e sognato la sua terra di origine.

In seguito alla mostra, il laboratorio di Erzia in via Novopeschannaya, diventa luogo di pellegrinaggio per molti giovani artisti dell’ intellighentsia.

Proprio nel suo ultimo laboratorio, l’ ormai vecchio maestro continua a lavorare intensamente, senza lasciare per un momento lo scalpello. L’ arte infatti e’ sempre stata l’ unico scopo della sua vita.

Stepan Erzia muore nel 1959. E’ seppelito in Mordovia, ricongiungendo le sue spoglie con la sua terra di origine.

L’ arte di questo incredibile scultore non conosce confini ed appartiene a tutta l’ umanita’.

Elena Butrova (Mosca)